Viaggio nel passato per costruire il futuro

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Le ultime due settimane sono state un ritorno alle radici, a luoghi fisici e del cuore dove non ha davvero senso cercare risposte che forse potrebbero non servire mai, dove la bellezza si imprime da sola, senza concedere ai nostri pensieri tempo di affiorare.

Che a volte – sempre più spesso in realtà – sono proprio le domande a contare e scandire il ritmo del mio incedere, mosso essenzialmente (quotidianamente) dal desiderio.

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Di rientro alla normalità, in una città vestita a strati e a cipolla, tra mode che si sovrappongono e rubano terreno al valore di verità proprio sotto agli occhi ancora imbevuti di tramonto (e, adesso, anche sotto ai piedi, dolenti dopo ore trascorse fuori a sbrigare le prime, urgenti commissioni, nda.), esiste e ne sono convinta la possibilità di essere veri, autentici, imperfetti e in questa imperfezione custodire salda la certezza che nelle domande si gioca ogni promessa ‘promettibile’ di eternità.

Nel qui e ora e nel spero-a-domani.

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Finché avrò voglia, stupore e, appunto, desiderio di compiere un passo oltre e imparare, così procederò, magari cadendo, sperimentando sulla pelle quell’apprendimento per errori che si addice alla complessità che osservo crescere fuori e dentro di me ed è catalizzatrice naturale di esperienze formato meraviglia.

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E tornerò a tentare…

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A pungermi con le spine pur di rientrare a casa la sera e appoggiare sul tavolo le rose.

 

 

La terra che trema e noi che scegliamo, nonostante tutto, di ballare

La terra che trema, la terra che fa ancora battere il cuore, in questo nostro mondo a variazione continua, unico e a tratti incomprensibile, quello che c’è e che possiamo – se non conoscere – perlomeno ascoltare, che si fa vivere solo a passo di danza, cadendo e subito rialzandosi.

Un centro di fragilità che resta e attorno al quale siamo chiamati a nostra volta a viaggiare, radicandoci nell’eterna poesia di una tradizione, che le città emiliane custodiscono e offrono come fuoco, in uno slancio vitale di generosità tanto buono quanto bello da sperimentare.

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Rustiche ed eleganti, la Bologna fatta di pietra rossa e vicoli profumati di spezie e formaggi e una deliziosa Modena, colta nelle ore migliori, quando il sole è alto in cielo e l’aroma del pane si confonde con quello del caffè sorseggiato in Piazza Grande, mi hanno scolpito e insieme donato vigore, togliendo laddove i pensieri erano troppo focalizzati al passato e aggiungendo al quaderno delle ricette future ripieni soffici, casalinghi, saporiti e q.b. pungenti.

Torno a casa nutrita e anch’io un po’ frizzante, come il Lambrusco, come l’aceto, come quando la terra trema, hai paura e nonostante tutto scegli di ballare…

Caffè Concerto Modena

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Un prato e un golfino blu

Ti racconto di un calice riempito a metà, per fare spazio alle stelle, che pian piano prendevano forma sopra e sotto di noi, mentre nell’aria volteggiava un profumo via via più intenso, croissant, all’ingresso della Rocca appena percettibile, poi in crescendo lento e costante fino all’area dedicata al vin rouge…

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Occhi all’insù, a ubriacarsi di questo cielo a cui non mi stanco di chiedere ancora, ancora vita, meraviglia, stupore, serate che nascono la notte prima, quasi a sfidare l’agosto cittadino, e senza sforzo divengono istanti rubati al tempo, fotogrammi, arcipelaghi, costellazioni.

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Un prato e un golfino blu a fare da poggia-testa, camicia a quadri e scarpe che si confondono con la terra, orecchie attente a seguire il ritmo a due passi dal muro dove la fine (dell’uomo) coincide con l’inizio (della natura), in un incontro/scontro tra ragione e magia, percezione e sentimento, programmazione 2.0 e vuoto antico, che voglio ricordarmi di lasciare sempre un po’ di più, per fare posto all’imprevisto fuori e dentro di me.

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Free entrance for dreams… Buon lunedì!

Dopo l’anteprima dello scorso weekend, Calici di Stelle 2016 tornerà martedì 9 e mercoledì 10 agosto con un’edizione speciale, per festeggiare i 300 anni del Vino di Carmignano tra osservazioni guidate del cielo, musica e street food del territorio. Info: 055 8712468 – info@carmignanodivino.prato.it

L’essenza di un’isola

Giorni elbani, giorni felici, in una casa vista mare dove il risveglio è arrivato ben oltre l’ora legale, a mezzodì, con il suo carico di smorfie e caffè e qualche frolla ad addolcire il mattino, mentre il cielo inzuppava le sue promesse nell’intenso azzurro di un’isola popolata da nativi (pochi) e mufloni (molti di più, almeno nell’immaginario, nda.).

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Mojito_Summer is in the air

Elba, terra selvaggia ma con grazia e femminilità, a dispetto delle roccaforti e di quei villaggi costruiti in altura per vedere prima e prepararsi meglio.

I borghi costieri ne sono figli ed insieme eredità, a testimonianza di come cambiano i tempi quando a cambiare è anche l’animo umano. In bene o in male, questo non sono sicura di poterlo sapere. In fondo il basso ha una sua altezza, chiamata all’occorrenza profondità o inferno, e verso l’alto si può anche precipitare…

Cotone

Penso al sole e al suo lento scivolare dietro l’orizzonte, che non è una caduta libera, piuttosto un indugio misurato nell’attesa.

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Che, a pensarci bene, il tramonto, lungi dall’essere preludio della fine, è più spesso ristoro e molo di partenza.