Tempo di anguria e di arrossire un po’, di nuovo, ora che è conclamata Estate.
Come accade quando ricevi un complimento e sei felice e lusingata, ma senza protezione.
Sì, completamente vulnerabile e impreparata ad accogliere le conseguenze, però contenta, pervasa di quell’allegria leggera che colora le guance di emozione e trasforma il volto in un’emoticon con gli occhi a forma di stelle.
Resti lì, immobile e scomposta, e per istanti che sospendono ogni apparenza e logica, fissi le parole, incapace di rispondere alcunché. Vorresti darti un tono, recuperare il filo del discorso, invece l’unico atto volontario si traduce in un abbandono al presente, all’indugiare lento nel tempo che scorre e che si fa toccare.
Siano perciò benedetti i semini e la frutta golosa, i sughi piccanti e gli uomini che corteggiano ancora le donne, anzi, che non hanno smesso mai.
Sia benedetto e protetto, insegnato e preso ad esempio, tutto ciò che esiste ed è perfetto così, perché nessuno si sognerebbe mai di aggiustarlo o dargli nuova vita, ritoccandolo con un filtro cool. No, non serve: quel che ci fa bene non ha bisogno di correzioni, di essere adattato o migliorato, di stare in riga o in piega…
Che la felicità è pratica, è risvegliarsi e ridere, è una coda alta, le sneakers e il caffè, una tracolla, un libro, la compagnia di chi è disposto a scrivere una storia nuova e non volerne per forza conoscere il finale.
La Vita è #adesso
una piccola famiglia / il (cestino del) pane
Giovanna Jacqueline